In termini generali, l’aiuto di uno psicologo va cercato quando si attraversa un periodo di sofferenza psicologica che col tempo non passa o forse peggiora tanto da creare delle limitazioni, dei blocchi nella vita di ogni giorno, sul lavoro, con i familiari o gli amici.

Alcune persone decidono di andare dallo psicologo o da uno psicoterapeuta perché si sentono troppo spesso o da troppo tempo depresse o ansiose o perché sono sempre arrabbiate. Altre hanno bisogno di un sostegno per affrontare una malattia cronica che li ha ormai svuotati d’energia. Altre ancora sono in difficoltà a causa di una separazione, un divorzio o un lutto. O non possono fare a meno di essere aggressivi o, diversamente, non riescono ad allontanarsi da chi le maltratta e le umilia giorno dopo giorno. O ancora hanno tanta di quella paura, imbarazzo e vergogna di essere criticate dagli altri o di non essere all’altezza, che evitano di esporsi in ambito sociale.

È opportuno andare dallo psicologo quando:

  • il vostro malessere interferisce con le cose che dovreste fare, ad esempio fate fatica a concentrarvi e sul lavoro commettete errori che prima non facevate;
  • i problemi non si sono risolti anche se avete chiesto aiuto a familiari e amici;
  • consultare il medico o altri specialisti non ha cambiato nulla;
  • vi sentite particolarmente preoccupati o tristi;
  • avete dei comportamenti, delle reazioni o dei pensieri che non riuscite a controllare e che non vi spiegate;
  • evitate situazioni che vi creano disagio;
  • vi sentite tesi e avete spesso difficoltà;
  • per stare meglio ricorrete all’alcool o ad altre droghe;
  • state così male da avere pensieri e/o comportamenti estremi.

In tutti questi casi andare dallo psicologo e chiedere una consulenza può permettere di fare il punto della situazione, di mettervi un po’ di ordine.

A volte anche pochi incontri riescono ad essere d’aiuto, mentre altre situazioni richiedono un percorso di terapia.

Rispetto all’andare dallo psicologo, film e telefilm offrono purtroppo descrizioni macchiettistiche, in cui lo psicologo-psicoterapeuta risolve i problemi quasi per magia in un quarto d’ora oppure costringe il paziente ad anni e anni di trattamento.

La verità sta nel mezzo e, se da un lato è impossibile che un unico incontro sia risolutivo, dall’altro non è affatto reale che una psicoterapia sia infinita.

Il punto è che ci vuole tempo per capire il problema che causa sofferenza e compromette la qualità della vita, per individuarne il significato e per acquisire un modo più funzionale per reagire alle situazioni  e gestire tensioni, infelicità e insicurezze. Non ci sono, infatti,  verità buone per tutti quanti, non ci sono scorciatoie ma un percorso ad hoc per ciascuno, utile alla sua crescita e al miglioramento delle sue capacità.

Mettere a frutto le risorse che si possiedono, trovare nuovi equilibri per soddisfare i propri bisogni, insomma stare meglio è un obiettivo che si raggiunge in due. È un obiettivo che poggia cioè tanto sulla competenza del terapeuta quanto sulla personalità di chi ci si rivolge, sulla sua capacità di mettersi in gioco, sulle sue modalità di elaborazione e la sua motivazione al cambiamento.

E’ un percorso di consapevolezza ed evoluzione personale che scaturisce dall’incontro tra un terapeuta e un paziente che lavorano in sinergia. Il loro lavoro punta al raggiungimento di obiettivi specifici finalizzati al benessere della persona.

Durante questo processo il paziente si riappropria di quelle risorse personali che gli consentono di accedere a nuove chiavi di lettura dei contesti in cui vive ed opera.
Da questo lavoro di esplorazione e riscoperta emergono nuovi significati, nuovi comportamenti, nuove opportunità.

Rispetto a tutto ciò, il terapeuta aiuta il paziente ad aiutarsi. La psicoterapia non è solo applicazione di una tecnica, ma è anche e soprattutto relazione empatica tra esseri umani.

Mi piace usare la metafora della navigazione: quando le acque sono calme è facile navigare ma, quando si increspano o arriva una tempesta e si ha paura di perdersi o annegare, fare terapia allora non farà diventare di colpo il mare calmo ma farà in modo che pian piano il marinaio impari a conoscere ed usare al meglio le proprie abilità e la sua imbarcazione. Ciò gli permetterà non solo di oltrepassare la tempesta in modo più equipaggiato, ma di essere in grado di mirare al proprio orizzonte, affrontando ora le acque serene, ora quelle turbolente che il mare gli presenterà.